SCHEDE DEI FILM di METTI UNA SERA AL CINEMA 35 - METTI UNA SERA AL CINEMA - CGS DON BOSCO APS VERBANIA

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SCHEDE DEI FILM di METTI UNA SERA AL CINEMA 35

METTI UNA SERA AL CINEMA 35
15/10/24      Titolo: YANNICK  Regia: Quentin Dupieux
Interpreti: Raphaël Quenard, Pio Marmaï, Blanche Gardin, Sébastien Chassagne, Agnès Hurstel
Durata: 67′  Origine: Francia, 2023
 
 
Dupieux ci catapulta all’interno di un teatro parigino dove, nel bel mezzo della rappresentazione de Il cornuto, una pessima commedia da boulevard, Yannick, un giovane guardiano notturno, si alza e interrompe lo spettacolo. La pièce lo annoia.
 
Dovrebbe divertirlo, fargli staccare dal mondo per qualche ora, e invece, lo fa solo sentire peggio di prima. Così il giovane decide di prendere il controllo della serata. Yannick rompe il vincolo di ruolo tra chi si trova in scena e il pubblico. Quali sono i confini entro cui definire un’opera d’arte? Esistono dei criteri oggettivi in questo senso? L’azione quasi pirandelliana di disturbo del protagonista nei confronti degli attori in sala scardina anche quel rapporto di tacita complicità che si ripete ogni sera in tutti i teatri del mondo.
 
Il velo di maya posizionato al confine tra la realtà e la finzione scenica viene squarciato con la consueta irriverenza e beffarda ironia tipica dell’artista e regista francese. Il formato 4/3 ci rinchiude insieme ad attori, pubblico in sala e maschere all’interno di uno spassoso sequestro di persona dove il rischio di andare “fuori giri” è altissimo.

 
 
 
22/10/24     Titolo: FOGLIE AL VENTO  Regia: Aki Kaurismäki
Interpreti: Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Janne Hyytiäinen, Nuppu Koivu, Martti Suosalo, Maria Heiskanen, Alina Tomnikov, Sakari Kuosmanen, Matti Onnismaa, Alma
Durata: 81′  Origine: Finlandia, Germania 2023
 
 
Nella notte di Helsinki si incontrano due solitudini, quella di un operaio meccanico e di una cassiera di supermercato. Entrambi hanno il desiderio di conoscersi meglio ma un numero di telefono scritto su un foglietto viene perduto e quindi l'incontro viene rinviato mentre la loro situazione sul versante sociale non sta affatto migliorando.
 
Soprattutto per lui che non riesce a smettere di bere alcolici. Un’opera amara ma paradossalmente piena di speranza, immersa nella miseria e nello squallore ma incredibilmente vitale, costantemente in bilico fra malinconia e comicità, fra solitudine e amore.
 
Un lavoro che in un’epoca fatta di minutaggi fuori controllo e di rincorsa di sproporzionata serialità riesce a dare vita a un mondo e a raccontare tutto ciò che serve in appena 81 minuti, ribadendo se necessario che più non significa per forza meglio.
 
Ma Foglie al vento è anche gioia e orgoglio cinefilo, che guarda tanto a Douglas Sirk e David Lean quanto a Charlie Chaplin (evocato anche dal nome di un cane), prendendosi il lusso di omaggiare Robert Bresson e Jean-Luc Godard nel più spassoso dei modi, ovvero accostandoli a I morti non muoiono dell’amico Jim Jarmusch.

 
 
 
29/10/24      Titolo: IL CIELO BRUCIA  Regia: Christian Petzold
Interpreti: Thomas Schubert, Paula Beer, Langston Uibel, Enno Trebs, Matthias Brandt
Durata: 89′  Origine: Germania, 2023
 
 
Il film è ambientato nel corso di una torrida estate, durante la quale gli incendi boschivi diventano incontrollabili. Racconta la storia di due giovani amici berlinesi, che decidono di recarsi in una casa sulle coste del Mar Baltico per le vacanze. Leon (Thomas Schubert) è uno scrittore, ma sta attraversando una crisi, che lo porta a terminare con varie difficoltà il suo secondo romanzo mentre attende il suo editore.
 
Felix (Langston Uibel), invece, deve comporre un portfolio da presentare all’Accademia delle Belle Arti per un’esposizione dedicata all’acqua.
 
Appena arrivati, però, i due scoprono che in casa ci sono già degli inquilini: Nadja (Paula Beer), bella e disinibita venditrice di gelati, che studia letteratura e attira le attenzioni di Leo, e il suo ragazzo occasionale Devid (Enno Trebs), atletico bagnino che attrae Felix. Ben presto tra i quattro giovani nascono rapporti precari e mutevoli, che portano a galla le problematiche di ognuno di loro.
 
L’arrivo in casa dell’editore (Matthias Brandt) getterà ulteriormente la situazione nel caos.

 
 
 
05/11/24    Titolo: PERFECT DAYS  Regia: Wim Wenders
Interpreti: Kôji Yakusho, Tokio Emoto, Aoi Yamada, Sayuri Ishikawa, Arisa Nakano, Yumi Asô, Tomokazu Miura, Min Tanaka
Durata: 124′ Origine: Giappone, 2023
 
 
Si chiama Hirayama, proprio come il protagonista dell’ultimo film di Ozu, Il gusto del sakè. Lavora come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo e conduce una vita abbastanza abitudinaria. Parla pochissimo e ha una grande passione per la musica, i libri e gli alberi che ama fotografare. Wenders segue il suo protagonista, dove la grandissima interpretazione Kôji Yakusho (premiato a 76° Festival di Cannes come miglior attore) crea con il suo personaggio un’intimità nascosta.
 
Diventa il punto d’incontro tra il cineasta e quello che sta filmando. Si esprime quasi esclusivamente con il linguaggio del suo corpo. Prende per mano un bambino che ha perso la madre. Ripete quotidianamente i suoi gesti come quello di farsi la barba la mattina. Trova corrispondenze con sconosciuti come il foglietto della partita a tris in bagno. Cerca la bellezza anche guardando la partita di baseball in tv mentre mangia. Attraverso Hirayama, Wenders trova con una semplicità sconvolgente la poesia del quotidiano, in uno dei suoi film più belli e liberi di sempre.
 


 
12/11/24    Titolo: IL CAFTANO BLU   Regia: Maryam Touzani
Interpreti: Lubna Azabal, Saleh Bakri, Ayoub Messioui, Abdelhamid Zoughi, Zakaria Atifi, Fouzia Ejjawi
Durata: 122′   Origine: Francia, Marocco, Belgio, Danimarca 2022
 
Mina (Lubna Azabal) e suo marito Halim (Saleh Bakri) hanno un negozio di caftani nella Medina di Salé, in Marocco.
 
Mina gestisce il negozio e le vendite, Halim è un maleem, un artigiano che confeziona gli abiti. I due sono sposati da 25 anni, Mina inoltre è gravemente malata. In negozio arriva un nuovo assistente, il giovane Youseff (Ayoub Missioui), che con il suo carattere mite e la sua passione nell’apprendimento attira subito l’attenzione di Halim, svelando i i segreti nascosti di questa coppia.
 
Touzani entra nell’intimità dei rapporti sempre con delicatezza, intrecciando le storie dei tre personaggi con la stessa cura e attenzione con cui Halim intreccia i fili dorati del caftano blu che sta confezionando per una ricca cliente. L’immagine narra costantemente le superfici: il blu delicato del caftano, le stoffe del negozio, le venature dei legni, le fibre dei mandarini, i polpastrelli delle mani, le grinze della pelle dei corpi. La fotografia dipinge degli splendidi quadri giallo-arancio, restituendo una luce sempre calda, accogliente, nonostante la malattia della protagonista avanzi sempre più, inquadratura dopo inquadratura.

 
 
 
 
 
19/11/24      Titolo:  CLUB ZERO  Regia: Jessica Hausner
Interpreti: Mia Wasikowska, Sidse Babett Knudsen, Sam Hoare, Camilla Rutherford, Amanda Lawrence, Elsa Zylberstein, Amir El-Masry, Keeley Forsyth, Mathieu Demy, Florence Baker, Ksenia Devriendt, Luke Barker, Isabel Lamers
Durata: 110′   Origine: Austria, UK, Germania, Francia, Danimarca, Qatar 2023
 
 
Il film è incentrato su un gruppo di adolescenti, che frequenta un collegio d’élite in un luogo imprecisato della Gran Bretagna, e il rapporto che ognuno di loro ha con la propria famiglia da un lato e le istituzioni scolastiche dall’altro. L’arrivo di una nuova docente, Miss Novak, che insegna “alimentazione consapevole” con metodi garbati ma estremamente persuasivi, per alcuni di loro diventa l’occasione per radicalizzare il proprio comportamento utilizzando il cibo – e una dieta pressoché assoluta – come strumento di ribellione e autoaffermazione. Hausner racconta questa storia con la consueta asetticità di sguardo e freddezza stilistica, girando quasi esclusivamente in interni e sezionando gli spazi attraverso le geometrie delle inquadrature e degli arredi. Ma usando anche in modo molto consapevole i colori, giocando con le cromie degli abiti e delle architetture e creando un mondo fuori dal tempo, che ha le sembianze della nostra contemporaneità ma allo stesso tempo appare come una distopia.

 
 
 
 
26/11/24       Titolo: DOGMAN Regia: Luc Besson
Interpreti: Caleb Landry Jones, Jojo T. Gibbs, Christopher Denham, Grace Palma, Clemens Schick, John Charles Aguilar, Iris Bry, Marisa Berenson, Lincoln Powell, Alexander Settineri
Durata: 114′  Origine: Francia 2023
 
Tratta da un fatto di cronaca, DogMan è un’opera meravigliosa, terribilmente toccante, capace di mostrare la maschera e il suo riflesso, anche per pochi attimi, di propagare il richiamo al dolore, di riconoscere l’andatura bieca, pure se la schiena si rompe ma non si spezza. Luc Besson si fa prendere da questa straordinaria storia di un bambino rinchiuso in una gabbia dal padre e abbandonato dalla debole madre. Su quella storia, che segnerà la vita del protagonista, il regista si chiede che tipo di vita potrà avere questo ragazzo? Che cosa potrà mai diventare? La si può appunto soltanto immaginare…D’altronde la frase di Alphonse de Lamartine sui titoli di testa è emblematica: “Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane”. I bambini (altro riflesso…) cercano rapporti saldi, si muovono sempre in quella direzione, cercano ancora di più rapporti veri e il riflesso di Dog diventa “God”.
 
L’incipit ci immerge da subito nell’America serial e poi inaspettatamente, perché stavolta non necessariamente usuale nel cinema di Besson, si intraprende un cammino in cui la verità è sempre all’altezza della finzione, c’è un testa a testa costante, anche con le performance dei cani ai limiti della verosimiglianza.

 
 
 
03/12/24     Titolo: KAFKA A TEHERAN  Regia: Ali Asgari, Alireza Khatami
Interpreti: Bahram Ark, Arghavan Shabani, Servin Zabetian, Sadaf Asgari, Faezeh Rad, Hossein Soleymani, Majid Salehi, Farzin Mohades, Gouhar Kheir Andish, Ardeshir Kazemi
Durata: 77′   Origine: Iran, 2023
 
 
Cinema come finestra su una realtà disperata, dunque, in bilico tra il dramma e la farsa, tra il paradosso e il grottesco. Dodici storie di repressione unite da una scrittura tutta dialogica, sempre vibrante nei ritmi, e filmate da una (sola) camera fissa per dodici long takes.
 
Niente meglio della quotidianità può raccontare lo stato di cose di un paese come l’Iran, attraverso le consuetudini di un sistema oppressivo che dirama i suoi tentacoli fino a coprire ogni aspetto della vita dell’individuo.
 
Il film Ali Asgari e Alireza Khatami è strutturato in piccoli episodi, ognuno studiato per mettere in risalto l’assurdità di una burocrazia a carattere religioso pervasivo, e mostrare come le limitazioni della libertà emergano continuamente a tracciare il perimetro del consentito. Il plausibile diventa l’unità di misura del controllo e veste di volta in volta gli abiti della vessazione. Un distretto di polizia, un semplice negozio d’abbigliamento, l’ufficio di presidenza di una scuola sono le cornici di un carnefice rappresentato sempre in fuori campo, mentre la macchina da presa indugia sullo sconcerto delle vittime umiliate dall’abuso di potere, e le loro reazioni diventano il termometro del presente.

 
 
 
 
10/12/24      Titolo: IL MAESTRO CHE PROMISE IL MARE  Regia: Patricia Font
Interpreti: Enric Auquer, Laia Costa, Luisa Gavasa, Ramon Agirre, Milo Taboada
Durata: 105′   Origine: Spagna, 2023
 
 
Patricia Font dirige un film in continua alternanza tra il presente e il passato. Nel presente una nipote (già madre) va alla ricerca della sepoltura di colui che si prese cura del nonno quando era bambino, sperando di trovarlo in una delle purtroppo numerose fosse comuni risalenti alla guerra civile. Nel passato assistiamo alla vita e all'attività didattica di quella persona, un maestro che pagò con la vita il non conformarsi alle imposizioni del franchismo rampante. Questo duplice piano di narrazione è già di per sé significativo. Ci ricorda il dovere della memoria in un presente in cui il revisionismo storico si approfitta di amnesie collettive indotte dal flusso comunicativo in cui il fake prevale.
Antoni Benaiges è davvero esistito e veramente ha promesso il mare a dei bambini che potevano solo immaginarlo. Quella promessa aderiva perfettamente al suo progetto didattico e pedagogico. Per comprendere meglio questo aspetto è bene ricordare che Benaiges applicava il 'metodo naturale' elaborato dal pedagogista Célestin Freinet che prevedeva una partecipazione costante da parte degli alunni, dettata dai propri bisogni, al processo di conoscenza.

 
 
 
17/12/2024      Titolo: THE HOLDOVERS  Regia: Alexander Payne
Interpreti: Paul Giamatti, Dominic Sessa, Da’Vine Joy Randolph, Carrie Preston, Gillian Vigman, Michael Provost, Brady Hepner, Ian Dolley, Jim Kaplan, Andrew Garman, Naheem Garcia, Stephen Thorne, Tate Donovan, Darby Lee-Stack, Bill Mootos, Dustin Tucker, Juanita Pearl, Alexander Cook
Durata: 133′   Origine: USA, 2023
 
 
Durante le feste natalizie il solitario e severo professor Paul Hunman che non piace né ai suoi studenti che l’hanno soprannominato ‘occhio sbilenco’ né al preside, decide di trascorrere le vacanze all’interno dell’edificio della Barton Academy che si trova nel New England a fare da supervisore a cinque studenti che non sono potuti tornare a casa.
 
Dopo qualche giorno, quattro di loro riescono a raggiungere le proprie famiglie. Solo uno Angus Tully, è costretto a restare con l’insegnante che odia di più e con Mary, la capocuoca, che ha appena perso il figlio diciannovenne nella guerra in Vietnam. Sono tre persone diversissime tra loro che però troveranno il modo non solo di convivere insieme ma anche di trovare il modo per trascorrere un periodo che resterà indimenticabile.

 
 
 
07/01/25    Titolo: E LA FESTA CONTINUA!  Regia: Robert Guédiguian
Interpreti: Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Lola Naymark, Robinson Stévenin, Grégoire Leprince-Ringuet, Alice Da Luz Gomes
Durata: 106′   Origine: Francia, Italia 2023
 
 
Voleva cambiare il mondo Rosa ma l’ora della pensione è vicina e il tempo stringe. Infermiera e militante dal cuore d’oro e il carattere temprato, vive nel quartiere popolare di Marsiglia circondata dall’affetto della sua famiglia. Alla vigilia dell’elezione elettorale incontra Henri, padre della futura nuora, e si innamora perdutamente.
 
Il regista più impegnato di Francia ha rinunciato a ogni forma di militanza, salvo a credere che l’amore sia forse l’ultimo avatar dell’utopia comunista, quel modo di guardare al mondo attraverso la condivisione e la circolazione della ricchezza. La ricchezza nel film è quella dei sentimenti, il regista ne esplora tutta la potenza e l’ambivalenza, senza mai giudicare i suoi personaggi, che sanno bene che “la miseria è più tollerabile al sole”.
 
Sempre alla ricerca di un posto al sole dove una vecchia replica possa suonare ancora nuova, Guédiguian getta le sue vecchie reti da pesca e trova il pesce d’oro:le partage de l’amour.
 
La convivialità resta il suo motore, la resistenza interiore il suo diritto.

 
 
 
14/01/25    Titolo: TATAMI   Regia: Zahra Amir Ebrahimi e Guy Nattiv
Interpreti: Arienne Mandi, Zar Amir-Ebrahimi, Nadine Marshall, Jaime Ray Newman, Lir Katz, Ash Goldeh, Valeriu Andriuta, Mehdi Bajestani, Farima Habashizadehasl
Durata: 102′  Origine: Georgia, USA 2023
 
 
Campionati mondiali di judo a Tblisi, Georgia. L’atleta iraniana Leila Husseini (Arienne Mandi in un’interpretazione che cresce piano piano di livello come il judo praticato dal suo personaggio) vince agevolmente i primi incontri di qualificazione nella categoria 60 kg, sostenuta a bordo tatami dalla sua tenace allenatrice Maryam (Zahra Amir Ebrahimi). La judoka con il hijab crede di poter andare a medaglia perché forte di una gran tecnica, di un fisico capace di perdere ben 500 grammi in appena 20 minuti di cyclette e del sostegno da casa del marito Nadir e del figlioletto Amir. Ma quando nel prosieguo del torneo si palesa il possibile incrocio con l’atleta israeliana Shani Lavi alla sua coach arriva una telefonata da Taheri, misterioso dirigente della Federazione, che le impone di fare ritirare Leila per la nota ostilità del Paese che rappresenta verso lo stato ebraico. La judoka non accetta questo diktat e in un crescendo drammatico che la vede sportivamente vincente ma personalmente sempre più sconvolta dalla feroce repressione che la repubblica islamica mette istantaneamente in atto dovrà infine prendere una decisione che le sconvolgerà la carriera e soprattutto la vita…
 
Girato in un bianco e nero con cui trasmettere il rigore della sua denuncia politica, Tatami. Una donna in lotta per la libertà fa della sua aderenza di genere un interessante grimaldello stilistico con cui svellere la giusta ma un po’ scontata retorica del suo messaggio. Le lotte fatte per scelta personale sul tatami infatti corrono parallele a quelle che si svolgono fuori ring e che sono imposte da un radicalismo religioso che viene mostrato come una Spectre di disumano potere.

 
 
 
 
21/01/25   Titolo: C’ERA UNA VOLTA IN BHUTAN   Regia: Pawo Choyning Dorji
Interpreti: Tandin Wangchuk, Tandim Sonam, Choeying Jatsho, Deki Lhamo, Pema Zangmo, Harry Einhorn, Kelsang Choejay, Tandin Phubz, Yuphel Lhendup
Durata: 107′  Origine: Bhutan, Francia, Taiwan, USA, Hong Kong, 2023
 
 
 
Bhutan 2006. Il re rinuncia a parte dei suoi poteri decidendo di indire per la prima volta elezioni democratiche. Alcuni funzionari statali vengono mandati nei villaggi per spiegare direttamente le dinamiche elettorali. In uno di essi un Lama decide di dotarsi di almeno un fucile per 'mettere le cose a posto'...
 
Dal punto di vista occidentale un corpo elettorale formato da unità familiari e non da individui non può costituire un esempio di democrazia completamente attuata ma il film riesce ad offrire, con semplicità ma anche con sguardo acuto, la lettura di quali fossero le aspettative della monarchia e quanta confusione regnasse tra i sudditi. La necessità di dover organizzare una simulazione della tornata elettorale offre l'occasione per creare un clima da commedia in cui gli inviati del governo inventano tre partiti utilizzando delle ripartizioni generiche ma, soprattutto, dei colori.
 
C'è poi, a fare da fil rouge, la richiesta del Lama locale di poter avere delle armi con lo scopo dichiarato di mettere le cose a posto. L'ambiguità voluta dell'enunciato consente di creare un'aspettativa che opera su punti di vista e/o pregiudizi di chi guarda nei confronti di una forma di spiritualità che, come Dorji ricorda, nelle campagne più che nelle città costituisce ancora uno stile di vita in cui i monaci sono visti come l'incarnazione degli insegnamenti del Buddha e pertanto vengono venerati e rispettati.
 

28/01/25   Titolo: ONE LIFE  Regia: James Hawes
Interpreti: Anthony Hopkins, Helena Bonham Carter, Romola Garai, Jonathan Pryce, Lena Olin, Johnny Flynn, Adrian Rawlins, Alex Sharp, Marthe Keller, Samantha Spiro, Ziggy Heath, Tom Glenister, Ffion Jolly, Samuel Finzi
Durata: 110′   Origine: UK, 2023
 
Winton, morto nel 2015 alla veneranda età di 106 anni, è balzato agli onori delle cronache quando, nel 1988, dopo aver taciuto per mezzo secolo, fece scoprire al mondo, grazie a un programma televisivo, una di quella vicende che valgono una vita. Nel 1938, Winton, giovane broker londinese, riuscì a salvare 669 bambini ebrei da morte certa, facendoli fuggire dalla Praga minacciata dall’invasione nazista prima che le frontiere si chiudessero definitivamente. Un’operazione umanitaria della quale, dopo la guerra, Winton decise di non rendere pubblica: troppo forte il senso di colpa per non aver potuto salvare altri bambini, soprattutto quelli in viaggio su quell’ultimo treno assediato dai nazisti. One Life si muove fluidamente tra passato e presente, con flashback molto esplicativi nel restituire l’ansia prebellica che si incastonano nel quotidiano dell’anziano Winton, che per tutta la vita si è occupato di beneficienza, accumulando oggetti in ogni angolo della sua bella villa e cercando di perdere di vista una borsa nascosta in un cassetto, al cui interno c’è un album pieno di foto, documenti, visti, liste e altri materiali. È difficile descrivere la naturalezza, l’esperienza, la precisione di Anthony Hopkins, che a 85 anni non ha bisogno di scorciatoie sentimentali né di ricorrere all’overacting per dare vita a un uomo gentile e tormentato, severo con se stesso e comprensivo con il mondo.

 
04/02/25    Titolo originale: MONSTER – L’INNOCENZA  Regia: Hirokazu Kore-eda
Interpreti: Ando Sakura, Eita Nagayama, Soya Kurokawa, Hinata Hiiragi, Mitsuki Takahata, Akihiro Kakuta, Shidô Nakamura
Durata: 126′   Origine: Giappone, 2023
 
Dopo le fughe in Francia e in Corea, Kore-eda torna a casa, in Giappone. E si potrebbe leggere come il desiderio di un ritorno alle origini, di riconnettersi alle radici che hanno nutrito lo spirito più profondo del suo cinema. E  per questo ritorno, decide di affidarsi, dopo anni, a una sceneggiatura scritta da altri, da Yuji Sakamoto, e a un’equipe completamente rinnovata. Il terreno di esplorazione rimane lo stesso: lo spettro della solitudine e le difficoltà dei legami, con tutte le variazioni del caso, i continui alti e bassi, lo sguardo attento all’infanzia… Ma la scrittura di Sakamoto introduce delle complicazioni strutturali inedite per Kore-eda, disarticolando il racconto in tre prospettive differenti, che svelano progressivamente la storia nello svolgersi e riavvolgersi della linea temporale. Nella prima parte, una giovane madre vedova deve confrontarsi con i comportamenti sempre più strani del figlio Minato, che frequenta l’ultimo anno di scuola elementare e vive un momento di grave difficoltà. Da alcune drammatiche confidenze, la donna si convince che il figlio sia stato vittima di abusi psicologici e di punizioni eccessive e violente da parte di un nuovo professore.  Ma, nella seconda parte, la prospettiva del maestro Hori svela quanto queste accuse e sospetti siano infondati. La verità è più complicata, eppure più semplice di così. E verrà nell’ultima parte del film, in cui tutto passa attraverso lo sguardo del piccolo Minato. L’innocenza dunque si muove per tracce misteriose, deviazioni e aggiustamenti, insinuazioni e negazioni, in una specie di rompicapo rashomoniano. Kore-eda riscopre la sua straordinaria sensibilità, capace di cogliere, con minimi accenni, l’intero spettro dei sentimenti. Mostra, ancora una volta, di sapere raccontare i bambini come nessun’altro, di aprire gli occhi con una tenerezza naturale, necessaria. All’improvviso, il suo sguardo si libera dei fardelli e si accorda alle note di Ryuichi Sakamoto (a cui il film è dedicato). E ritrova tutta la purezza e apre squarci di verità struggenti.

 
11/02/25    Titolo LA VITA ACCANTO Regia: Marco Tullio Giordana
Interpreti: Sonia Bergamasco, Valentina Bellè, Paolo Pierobon, Beatrice Barison, Sara Ciocca, Michela Cescon, Angela Fontana, Luigi Diberti
Durata: 110′  Origine: Italia, 2024
 
Sui fantasmi del passato, le domande senza risposta affidate alla memoria, le macchie e i demoni che ci affliggono, spingendoci a riflettere sull’intolleranza cieca e spietata del mondo che ci circonda e così su tutti quegli amori che avremmo voluto nostri, ma che in definitiva non sono stati. Il grande ritorno di Marco Tullio Giordana. Vicenza, 1980. Maria scopre di essere incinta e annuncia con gioia la sua gravidanza al marito Osvaldo, affermato ginecologo più avanti negli anni di lei. Ma quando la neonata Rebecca viene al mondo ha una vistosa macchia rossa sul viso e Maria la rifiuta, individuando in quella "voglia" l'oscuro segno di un peccato nascosto. Da quel momento la grande casa in cui Maria e Osvaldo abitano insieme alla sorella gemella di lui, Erminia, una pianista di successo che vive al piano superiore, si riempie di silenzi e di dolore. Rebecca cresce più che altro accudita dalla zia e fa amicizia con Lucilla, una compagna di scuola anticonformista che per la bambina è una ventata d'aria fresca. Nell'adolescenza la ragazza comincia a reagire all'indifferenza ostile della madre e a porsi le prime domande sulla sua origine. Col tempo Rebecca arriverà ad intuire che le dinamiche famigliari custodiscono quel segreto che ha reso la sua infanzia e adolescenza tanto disfunzionali e infelici.

 
18/02/25      Titolo PALAZZINA LAF  Regia: Michele Riondino
Interpreti: Michele Riondino, Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Pierfrancesco Nacca, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela, Anna Ferruzzo, Paolo Pierobon
Durata: 99′  Origine: Italia, 2023
 
Caterino, uomo semplice e burbero, è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto nel 1997. Vive in una masseria, caduta in disgrazia per la troppa vicinanza alle fabbriche, e condivide con la giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi esclusivamente alla ricerca di scuse per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove vengono spediti per punizione i dipendenti riottosi. Questi lavoratori ammazzano il tempo giocando a carte, pregando o allenandosi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. Da quell’inferno, per lui, non c’è più via di uscita.

 
25/02/25     Titolo: LA MOGLIE DEL PRESIDENTE   Regia: Léa Domenach
Interpreti: Catherine Deneuve, Denis Podalydès, Michel Vuillermoz, Sara Giraudeau, Laurent Stocker, François Vincentelli, Lionel Abelanski, Artus, Maud Wyler
Durata: 92′   Origine: Francia, 2023
 
La moglie del Presidente è l’opera prima di Léa Domenach, dedicata alla rivincita di una donna vissuta per troppo tempo all’ombra del marito, la premiere dame Bernadette Chirac. Il film, pur essendo incentrato su un personaggio reale e non di finzione non è un biopic, o più precisamente è un “falso biopic” perché pur partendo da dati di cronaca, si prende delle libertà mescolando, nel puro intento di divertire lo spettatore, vero e falso. Per esempio, Bernadette e Nicolas Sarkozy si sono certamente incontrati nel 2007 in segreto, prima delle elezioni, ma non nel confessionale di una chiesa; e ancora il suo stilista Karl Lagerfeld certamente le diede preziosi consigli sul look ma non le consegnò la sua più recente collezione per timore di essere considerato vintage.
Catherine Deneuve è impeccabile nell’interpretare una premiere dame le cui origini nobiliari e il cui status di moglie del Presidente di Francia non le impediscono di esser leggera, ironica, divertente, popolare, di rispettare i tempi comici e soprattutto di far sorridere, con le battute, con una mirabile espressività ma anche con i suoi silenzi. Perché in questa commedia non si ride a crepapelle ma piuttosto si sorride e ci si compiace della lotta silenziosa e diplomatica di una donna che, nonostante sia stata lasciata sempre in secondo piano da un marito che “affettuosamente” la soprannominava la tortue (la tartaruga), diventerà per lui, e contro ogni suo volere e previsione, un formidabile risorsa. Sarkozy infatti le dirà che la vera politica del clan Chirac è proprio lei.

 
04/03/25     Titolo: I DANNATI   Regia: Roberto Minervini
Interpreti: Jeremiah Knupp, Cuyler Ballenger, René W. Solomon, Noah Carlson, Timothy Carlson, Judah Carlson, Bill Gehring
Durata: 88′  Origine: Italia, USA, Belgio 2024
 
Viene evocata la Guerra di Secessione. Una pattuglia dimenticata deve controllare il confine, irto di pericoli. “Un’interpretazione che agisce tanto sull’asse della Storia quanto su quello dell’individuo”, che per Minervini diventa il rifiuto dell’essere umano verso il conflitto. Siamo nel passato, ma si guarda al presente. Perché combattere? Qual è il senso della violenza? Bisogna inseguire la pace. È così che si articola la “riflessione sul tempo e sullo spazio, sul paesaggio e sulla comunità”. Il sogno dell’America si spegne e, ragionando sull’oggi, quello di tutto l’Occidente.  I dannati omaggia i classici, per poi discostarsene, farsi moderno. La macchina da presa si incolla ai corpi dei protagonisti, martoriati dalle intemperie e dai proiettili. I dannati è un western intimista, spietato, sospeso tra le praterie e la neve. Minervini abbandona il documentario, ma non perde lo sguardo politico, sociale, che lo ha sempre caratterizzato. E ancora una volta dà voce agli ultimi, non si ferma davanti alle apparenze.

 
11/03/25     Titolo : LE FIGLIE DI OLFA  Regia: Kaouther Ben Hania
Interpreti: Hend Sabri, Nour Karoui, Ichraq Matar, Majd Mastoura, Olfa Hamrouni, Eya Chikhaoui, Tayssir Chikhaoui
Durata: 107′  Origine: Francia, Tunisia, Germania, Arabia Saudita, 2023
 
L’idea di fondo dell’opera ibrida di Kaouther Ben Hania è quella di usare il dispositivo come una sorta di strumento di liberazione per le protagoniste di questa potentissima storia vera che fin dal 2016 la regista insegue cercando il modo giusto per raccontarla. Un modo che alla fine trova nella commistione di linguaggi e di forme: un po’ making off, un po’ re-enactment – venato qua e là di accenti da reality show o da autorappresentazione da social per una certa attitudine delle protagoniste – e poi, progressivamente, sempre più documentario tra immagini di repertorio, telegiornali e ricostruzioni. Proprio l’esplicitazione dell’artificio sembra essere la soluzione adottata dalla regista per provare a innescare fin da subito questa liberazione. È cosi che si entra nella vicenda di Olfa e della sparizione delle sue due figlie maggiori “rapite dal lupo”, mentre le altre due più piccole si confrontano, insieme alla madre, con le attrici che dovranno interpretare sulla scena la stessa Olfa e le sorelle scomparse.  Tutto il lavoro di preparazione della messa in scena di questo racconto fittizio della vicenda che non prenderà mai corpo, consiste nel mescolare finzione e testimonianza, figura e personaggio, persona e interprete con lo scopo di diroccare le sovrastrutture e andare alle radici, all’essenziale, ai fatti, all’umanità di questa incredibile storia e farne una riflessione politica e sociale.


 
18/03/25      Titolo: SPELLBOUND – IO TI SALVERO’  Regia: ALFRED HITCHCOCK
Interpreti: Gregory Peck, Rhonda Fleming, Ingrid Bergman, Michael Chekhov
Durata: 111′  Origine: USA , 1945
 
Uno dei soggetti feticcio di Sir Alfred Hitchcock è sicuramente la figura, per lo più maschile, dell’individuo che per una serie di strani ed oscuri motivi si ritrova accusato di aver commesso un crimine. Il diretto interessato, in questo caso, è un affascinante ed elegante Dottor Anthony Edwardes, arrivato nella clinica psichiatrica Villa Verde per sostituire il precedente direttore dell’ospedale che ha deciso di ritirarsi nella zona di comfort della pensione. L’uomo si scoprirà essere John Ballantyne, un giovane che soffre di amnesia dissociativa e diventa il primo sospettato per l’assassino del vero dottor Edwardes.  Hitchcock è stato più volte menzionato sotto l’etichetta di “artigiano del cinema di genere“. Il suo modo di maneggiare la materia cinematografica è sempre sperimentale e la confusione iniziale si scioglie in maniera naturale e limpidissima sequenza dopo sequenza, accompagnando lo spettatore verso la soluzione dell’enigma. Spellbound – Io ti salverò è un titolo piuttosto secondario all’interno del portfolio hitchcockiano ma la sua narrazione può essere considerata una delle prove più interessanti in un marasma di cose (all’epoca) già viste. Il merito sta nella capacità del regista di raccontare attraverso la lente della psicoanalisi il suo più famoso leit-motiv del senso di colpa, un tema carissimo e che sarà soggetto anche dei film successivi a questo.

 
25/03/25     Titolo : MARCELLO MIO   Regia: Christophe Honoré
Interpreti: Chiara Mastroianni, Catherine Deneuve, Fabrice Luchini, Nicole Garcia, Benjamin Biolay, Melvil Poupaud, Stefania Sandrelli, Hugh Skinner
Durata: 120′   Origine: Italia, Francia, 2024
 
 
Il divertissement di Christophe Honoré omaggia i topoi del cinema di Mastroianni senza avere la pretesa archivistica e citazionista del cineasta accademico. Tutto scorre con la semplicità di una storia privata, di una confessione recitata da assecondare con affetto e complicità. A scapito della materia “meta”Marcello mio non è quindi un film intellettualistico, né morboso. Il gioco dei ruoli impone la sovrapposizione dell’identità di Marcello su quella di Chiara. Ma non ciò non toglie che il film sia anche, se non soprattutto, una messa in gioco del rapporto tra lo stesso regista e Chiara Mastroianni. Nel filmare l’omaggio della figlia al padre, il regista francese entra nella vita pubblica e privata della protagonista e realizza così il suo ennesimo omaggio a Chiara Mastroianni, che infatti sta al cinema di Honoré come Marcello Mastroianni in quello di Fellini. E quindi Marcello mio è un film sul padre, certo, ma anche sul suo definitivo esorcismo liberatorio. Che vede in Chiara Mastroianni l’incarnazione perfetta di tutta una generazione di figli costantemente costretta a misurarsi con il peso e le immagini del cinema dei padri.

 
01/04/25      Titolo : IL MALE NON ESISTE    Regia: Ryûsuke Hamaguchi
Interpreti: Hitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryuji Kosaka, Ayaka Shibutani
Durata: 106′   Origine: Giappone, 2023
 
“Occorre equilibrio”, insiste Takumi, con pacata consapevolezza. Del resto nel significato del suo nome è implicita un’inclinazione a far bene le cose, con cura e attenzione. Vivere nella natura significa rispettarne i ritmi e i cicli vitali, ma anche le segrete forze, quelle che possono liberarsi e ribellarsi da un momento all’altro. Ed è ciò che, con fermezza, cercano di ribadire gli abitanti del piccolo villaggio di Mizubiki, durante l’assemblea che discute il progetto di costruzione di un glamping, un campeggio di lusso nelle campagne intorno al villaggio. Dare carta bianca alle ragioni del denaro significa non tener conto dell’esigenze dell’ambiente e, in sostanza, della vita. Eppure, in una prospettiva ideale, l’economia non dovrebbe essere mai la prima delle ragioni. “I soldi non mi servono”, risponde laconico Takumi, quando gli offrono il lavoro di custode per la nuova struttura. Ribadendo la priorità:chi vive a monte deve essere responsabile per coloro che stanno a valle. Ma equilibrio vale a dire “armonia”.


 
 
08/04/25     Titolo : FINALEMENT   Regia: Claude Lelouch
Interpreti:  Kad Merad, Elsa Zylberstein, Michel Boujenah, andrine Bonnaire, Barbara Pravi
Durata: 129′  Origine: FRANCIA 2024
 
 
Lino Massaro è un avvocato di successo in preda a una crisi profonda, forse dovuta a un’incipiente demenza lobo frontale. La verità è che non è soddisfatto più della sua vita, il lavoro, la famiglia, i rapporti. Tutto gli sembra menzogna e tutto gli sta stretto, come un paio di scarpe troppo piccole. Perciò decide di partire e di far perdere le proprie tracce.  Nel frattempo la moglie, i figli, la madre, gli amici si affannano nelle ricerche. Ma è tutto vero o si tratta in gran parte di sogni, di fantasie allucinate? Poco importa, perché in questa favola musicale, come viene definita sin dai titoli di testa, saltano completamente gli equilibri di scrittura e le connessioni logiche tra gli accadimenti. Così, pur se gran parte del film si regge sull’interpretazione di Kad Merad, è il regista il vero mattatore. Preso dalla smania di abbracciare tutto il suo modo, di offrirlo, ancora una volta, agli spettatori,  ci regala un sorriso e una lacrima. Non è ancora la fine.


 
 
15/04/25    Titolo : UNA SPIEGAZIONE PER TUTTO  Regia: Gábor Reisz
Interpreti: Gáspár Adonyi-Walsh, István Znamenák, András Rusznák, Rebeka Hatházi, Eliza Sodró, Lilla Kizlinger, Krisztina Urbanovits
Durata: 151′  Origine: Ungheria, Slovacchia 2023
 
Abel è uno studente alle prese con l’esame di maturità. Ha perso la testa per la sua compagna di classe Janka, ma lei in realtà è innamorata del professore Jacob. La sua famiglia è conservatrice e lui il giorno dell’esame, oltre a non rispondere alle domande di storia, non fornisce nessuna spiegazione su un’altra questione, ovvero perché sulla sua giacca vi sia appuntata una coccarda con i colori nazionali. È questo il cuore del dissidio che si manifesta. Questo simbolo, che prima si indossava nel giorno della festa nazionale per orgoglio di appartenenza, nel tempo è diventato il simbolo di sostegno al potere e chi non la indossa è un oppositore. Abel viene bocciato ma il suo diventa un caso nazionale e di cronaca proprio per quella coccarda appuntata sul suo vestito. Una spiegazione per tutto diventa una cronaca molto dettagliata e molto intima di Abel, un bravissimo Gáspár Adonyi-Walsh, riuscendo a fare emergere i lati oscuri e anche più segreti della sua incipiente gioventù piena di incertezze e di errori di prospettiva. Il titolo sembra essere stato pensato per aggiustare ogni dissidio, ma il film, labirintico e pieno di possibili derive narrative, sa invece spiegare e fare emergere da questa storia minima e apparentemente trascurabile, la punta sommersa dell’iceberg che la frattura politica che si vive in Ungheria.

 
 
29/04/25 Titolo : QUARTO POTERE    Regia: Orson Welles
Interpreti: Orson Welles, Joseph Cotten, Everett Sloane, Dorothy Comingore, Agnes Moorehead
Durata: 119′ Origine: USA, 1941
 
Con gli anni, Quarto potere diventa l’esempio perfetto per capire perché dovremmo rivedere i film di tanto in tanto, a distanza di anni, dopo aver vissuto. Il tempo, in questo, è un agente meraviglioso. Libera dai condizionamenti, dalle beghe dell’attualità, restituendo l’essenza delle cose. Quelle di Quarto potere sono immagini viste, lette, commentate. Ma che non ci sembra di possedere mai del tutto, sempre sfuggenti, dubbie, tra verità e menzogna, come tutte quelle marchiate successivamente da Welles. Dopo fiumi di inchiostro versati in analisi millimetriche, quasi fosse protetto da un incantesimo, il film conserva intatto il suo fascino, il suo mistero. Come quello racchiuso nel dolcissimo atto d’amore verso il pubblico, col quale si sceglie di condividere un segreto taciuto a tutti gli altri, comprimari, mogli, amanti, amici dello stesso protagonista.
 
Lontano dalla critica, dall’analisi e dalla filologia resta l’opera nella sua purezza, in una specie di pudica nudità. Le inquadrature dal basso che sono state studiate, digerite e anche smaltite. Con tutto quel che abbiamo visto dopo, preservano il loro valore storico-linguistico, ma forse non la meraviglia. Eppure questo mitico esordio wellesiano non ha nulla di superato, anzi sarebbe il pilota perfetto per una serie HBO, quello a cui in tanti hanno guardato, più o meno consapevolmente.
 

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