17 aprile 2018 LOVELESS
STORICO RASSEGNE > METTI UNA SERA AL CINEMA 29
Loveless
Titolo originale: Nelyubov
Loveless è un film di
genere drammatico del 2017, diretto da Andrey Zvyagintsev, con Maryana Spivak e
Alexei Rozin.. Durata 128 minuti
Boris e Zhenya stanno divorziando.
Litigano di continuo mentre fanno visitare il loro appartamento in vendita.
Ognuno sta già preparando il proprio futuro: Boris fa coppia con una giovane
donna incinta e Zhenya frequenta un uomo benestante che sembra pronto a
sposarla. Nessuno dei due sembra occuparsi di Aliocha, il loro figlio
dodicenne, finché il ragazzo non scompare...
Presentato in Concorso al Festival di
Cannes 2017, vincitore del Premio della Giuria.
Senza
amore, Loveless,
svaniscono e muoiono i nostri figli, il nostro futuro, la nostra società.
Questo, a lettere chiarissime e con una più che vaga turgidità ideologici,
impartisce Zvyagintsev con
un film che da vedere è bello, bellissimo, troppo bello.
Formalista in maniera quasi stucchevole, con le inquadrature che si alternano come tante foto di un Tumblr che racconti le fredde e moderne architetture urbane: quelle vive e quelle decadenti, comunque alla ricerca di un cuore e di un amore.
Formalista in maniera quasi stucchevole, con le inquadrature che si alternano come tante foto di un Tumblr che racconti le fredde e moderne architetture urbane: quelle vive e quelle decadenti, comunque alla ricerca di un cuore e di un amore.
Senza
amore, Loveless,
la Russia di oggi è vittima di sé stessa, di una guerra fratricida come quella
tra la madre e il padre di Alyosha, come la guerra civile che insanguina
l'Ucraina e che è raccontata sullo sfondo, sempre, dalle radio e dalle
tv.
Senza amore anche il tentativo di una vita nuova si tramuta nella stanca replica di quella precedente, e si finisce a correre col lo sguardo perso nel vuoto, su un tapis roulant che non porta da nessuna parte, indossando la tuta olimpica con la scritta a lettere cubitali sul petto: RUSSIA.
E il metaforone è servito.
Senza amore anche il tentativo di una vita nuova si tramuta nella stanca replica di quella precedente, e si finisce a correre col lo sguardo perso nel vuoto, su un tapis roulant che non porta da nessuna parte, indossando la tuta olimpica con la scritta a lettere cubitali sul petto: RUSSIA.
E il metaforone è servito.
Zvyagintsev conferma il suo straordinario potenziale in un dramma familiare che si fa opera di denuncia di un'intera società.