04 aprile 2023 LE BUONE STELLE
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LE BUONE STELLE
LE BUONE STELLE – regia di Kore’eda Hirokazy
Genere Drama - durata 129 minuti
A Busan, la giovane madre in difficoltà So-young decide di lasciare il figlio appena nato nella "baby box" di un ospedale. A intercettare il pargolo sono però Sang-hyun e Dong-soo, che gestiscono un'attività clandestina di contrabbando di bambini per i quali cercano i genitori giusti, nonché i migliori offerenti, in tutto il paese. Dopo aver convinto la madre che sia la scelta migliore per il futuro del piccolo Woo-sung, il gruppetto inizia il viaggio ignaro che sulle loro tracce ci siano la poliziotta Su-jin e la giovane collega Lee, determinate ad arrestare i criminali dopo averli colti sul fatto.
Kore-eda
non si smentisce, né dal punto di vista produttivo né tematico: abbandona
ancora il Giappone ma mantiene saldi i temi-pilastro della sua filmografia,
vale a dire i rapporti familiari e la metabolizzazione del lutto. Le buone stelle è
il primo film di Kore-eda prodotto e girato interamente in Corea e con un cast
del tutto coreano. Ancora una volta fare
i conti col mondo esterno significa fare i conti, prima di tutto, con la
propria famiglia, il vero “motore immobile” della vita di ciascuno di noi, i
cui solchi tracciati influenzeranno tutti quelli futuri. Ognuno ha un evento
familiare che lo ha indelebilmente segnato in Broker. “Trentanove madri su quaranta non tornano a riprendere il
bambino”, viene detto nel film: mentre So-young è l’unico caso su quaranta,
Dong-soo sperava che quell’eccezione fosse sua madre; un filo rosso invisibile
collega traumi familiari e originari dei protagonisti, perché gira e rigira
dobbiamo sempre tornare lì, al nucleo familiare, a interrogarci su cosa possa
essere definito “famiglia” e ad affrontare i traumi ad essa legati. Questa
della famiglia è una lezione che
Kore-eda tiene a ricordarci sin dagli albori
della sua filmografia.
Dopo più di vent’anni di carriera è normale
che il regista cerchi l’attenzione del grande pubblico, all’interno di una
filmografia dove l’accostamento a Ozu era
quasi diventato un luogo comune fra
i cinefili – da alcuni erroneamente considerato ai limiti del manierismo – ma
stava proprio qui la grande maestria di
Kore-eda, nel saper raccogliere l’eredità dei grandi maestri del cinema nipponico della famiglia e, pur
omaggiandoli, saperli adattare alla contemporaneità in un continuo gioco stilistico ed emotivo capace di sorprendere ogni volta, discernendo sempre più a fondo ed in tutti
suoi cortocircuiti e contraddizioni il concetto di famiglia
e di legami di sangue. In Broker, pur
restando più in superficie, il regista riesce comunque a non scadere nel becero
semplicismo.