15 marzo 2022 SUPERNOVA
METTI UNA SERA AL CINEMA 32
SUPERNOVA
SUPERNOVA
Data di uscita:16 settembre 2021 Genere:Drammatico Anno:2020 Regia:Harry Macqueen
Attori:Colin Firth, Stanley Tucci, James Dreyfus, Pippa Haywood, Sarah Woodward, Ian Drysdale, Daneka Etchells, Lori Campbell, Nina Marlin, Peter MacQueen, Julie Hannan, Tina Louise Owens, John Alan
Roberts
Paese:Gran Bretagna Durata:93 min Distribuzione:Lucky
Red Sceneggiatura:Harry
Macqueen Fotografia:Dick Pope Montaggio:Chris Wyatt Musiche:Keaton Henson Produzione:BBC Films, British Film
Institute, Quiddity Films, The Bureau
Due uomini. Un camper. Un
viaggio. Questi sono alcuni degli elementi di Supernova, presentato alla
scorsa Festa del Cinema di Roma, nei cinema dal 16 settembre 2021 –
il film di Harry
Macqueen (Hinterland) che racconta la grande storia di vita e d’amore
di Sam (Colin Firth) e Tusker (Stanley Tucci),
sessantenni, compagni da molto tempo, l’uno pianista, l’altro scrittore, il
loro viaggio arrivato in un momento fondamentale dell’esistenza, la malattia
diagnosticata a Tusker affetto da demenza precoce. Un viaggio, sì, Macqueen
proprio a bordo di quel camper guarda non solo i luoghi fisici, reali, fuori
dall’abitacolo, ma anche quelli dell’animo. Tucci e Firth danno corpo ad una
coppia che litiga per le piccole cose e viaggia nella regione del Lake District
in Inghilterra. Supernova ci porta ad affrontare un tema
importante, la malattia, una di quelle più
lente, dolorose e inesorabili, la demenza senile – come non pensare a Ella & John di
Paolo Virzì; in entrambi i casi il centro sono amore, casa su ruote e malattia
-; quanto è difficile accettare di perdersi, di corrompere i contorni delle
cose e delle persone? Quanto è difficile accettare di perdere chi si ama?
Tanto, molto; sarà per questo che il film lento e inesorabile, alla guisa della
patologia di uno dei due personaggi, si costruisce a poco a poco, di fronte
agli occhi. Sarà per questo che la storia d’amore di Tusker che vuole partire
per lasciarsi alle spalle i pensieri, insieme a Sam a bordo di un camper per
visitare luoghi e persone importanti del loro passato comune, si mostra un po’
alla volta, tra un racconto fatto, parole dette, sguardi e intimità. I piccoli vuoti di
Tusker, un piatto che cade, bottoni che non entrano nell’asola, parole che
uscivano facilmente ora sono bloccate in gola, pensieri che un tempo si
scrivevano su pagine bianche ora si accartocciano gli uni sugli altri. Sta
perdendo il controllo del suo corpo, di sé, della sua vita. Sam, devoto,
guarda, sospira, patisce per Tusker, fatica ad accettare il declino inesorabile
del compagno, la perdita dell’uomo che ama. Loro sono Tusker e Sam, lo sono
sempre stati, inizieranno a perdersi, ma non per questo si ameranno di meno:
lui glielo ricorderà, gli ricorderà tutto, ogni momento, ogni istante.
Nel
corso del viaggio i due devono scendere a patti con sé stessi,
con l’altro, con il loro amore, con la vita, ed il regista mostra questo con
delicatezza e struggimento, entra tra le pieghe dei loro corpi, tra i loro
abbracci caldi e sinceri e Tucci e Firth, grandi amici nella vita – è stato il
primo a proporre il secondo al regista, sono stati gli attori a chiedere di
scambiarsi le parti: Tucci avrebbe dovuto interpretare Sam, Firth Tusker
-, riescono perfettamente a narrare la loro intimità fatta di silenzi,
occhiate, mani che si uniscono. I due interpreti si fanno spazio
nel camper, nelle stanze delle case di amici e parenti durante una cena,
esplodono nella natura di fronte ai paesaggi meravigliosi, sotto le stelle,
celebrate nel titolo di cui Tusker è amante e conoscitore, si presentano con
tutto il loro amore, la loro disperazione, il loro disagio.
Fin dai primi minuti Supernova si
svela per ciò che è, un road movie, ma non è solo
questo, supera e travalica i confini, perché si tratta di un
viaggio siderale in quel piccolo spazio che unisce persone
legate, quelle che si amano, un limitato ma gigantesco angolo di profonda
devozione di due creature meravigliose. L’essere
umano è un viaggiatore, lo sono Tusker e Sam, ma, lo dice il
primo, lui ormai è diventato solo un “passeggero” e non
gli basta, non è sufficiente per chi è sempre stato capitano della propria
esistenza. Il film si fonda su un’ossatura forte e sicura, fatta di dialoghi
densi, di parole non dette e dolorose promesse, di due anime che hanno una
complicità fuori dal comune.
Macqueen sceglie
una linea narrativa struggente e “immersiva”, dal fuori, fatto di
paesaggi, mete, luoghi che hanno avuto un significato per la coppia, si
arriva al dentro, quello della coppia stessa; il film è una sorta
di spettacolo teatrale che si apre, di volta in volta, un po’ di più per poi
mostrare il suo nucleo nel finale. Prima il quotidiano, la malattia quasi messa
tra parantesi, poi la profondità del loro amore, le questioni profonde della
malattia, le idee diverse sull’esistenza e sul modo in cui rapportarsi alle
difficoltà. Al centro di tutto ci sono Tucci che mantiene una compostezza
eroica, difende stoicamente e fieramente la propria dignità, la propria
necessità di essere sé stesso fino all’ultimo giorno, e Firth che piange, urla,
si dispera, perché è lui a rimanere, a dover assistere allo smarrimento del
compagno. Tutto sta negli occhi persi di Sam che chiede, insiste, vuole
prendersi teneramente e tragicamente cura di Tusker, vuole custodirlo,
custodire loro, ciò che erano stati e che saranno comunque per sempre anche
quando l’altro sarà appannato in un piccolo angolo nel corpo ormai privato del
suo proprietario. Quello sguardo è un simbolo: lui, forse egoisticamente, vuole
averlo sempre accanto a sé, non vuole vederlo andare via.