29 gennaio 2013 Molto forte, incredibilmente vicino
MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO
Trama del film Molto forte, incredibilmente vicino:
Basato sull'omonimo romanzo di grande successo di Jonathan Safran Foer, Molto Forte, Incredibilmente Vicino racconta la storia dell'undicenne Oskar Schell, un bambino veramente straordinario, un inventore, un Francofilo e un pacifista. Dopo aver trovato una chiave misteriosa che apparteneva a suo padre, morto nell'attentato alle torri gemelle a New York, si imbarca in un viaggio straordinario, una ricerca immediata e segreta attraverso le cinque contee di New York. Mentre Oskar si aggira per la città, incontra una variegata umanità, ognuno un sopravvissuto a modo suo.
GENERE: Drammatico
REGIA: Stephen Daldry
SCENEGGIATURA: Eric Roth
ATTORI:
Thomas Horn, Tom Hanks, Sandra Bullock, Max von Sydow, Jeffrey Wright, Viola Davis, lt Paul Klementowicz, Julian Tepper, lt John Goodman, Zoe Caldwell, Stephen Henderson, Dennis Hearn, Hazelle Goodman, Marty Krzywonos, Carmen M. Herlihy, Ryka Dottavio, Jim Norton, Diane Cheng, Gregory Korostishevsky, Marco Verna
FOTOGRAFIA: lt Chris Menges
MONTAGGIO: Claire Simpson
MUSICHE: lt Alexandre Desplat
PRODUZIONE: Paramount Pictures, Scott Rudin Productions, Warner Bros. Pictures
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures Italia
PAESE: USA 2012
DURATA: 129 Min
FORMATO: Colore 2.35 : 1
Il libro si chiede come dire l'indicibile, ma il film non ha la risposta
Era indubbiamente difficile tradurre al cinema un romanzo intenso e complesso come quello firmato da Jonathan Safran Foer.
Da un lato per la densità e la stratificazione del suo racconto, dall’altro perché è - se è vero che la sua storia è potente e bellissima - non è il tipo di narrazione che può riuscire a guadagnare alcunché da una sua traduzione in immagini. Diventare un film "migliore". Per catturare meglio le sfumature agrodolci, disallineate e universali del romanzo, sarebbe quindi servita una sensibilità meno oleografica e omologata di quella di Stephen Daldry, il regista di drammi dal fazzoletto facile come Billy Elliot, The Hours e The Reader.
Appoggiandosi su un copione di Eric Roth in modalità più vicina a Forrest Gump che non a Munich o Insider, il regista britannico (che pure si conferma abile a dirigere giovani attori) non ha gettato del tutto alle ortiche la forza della vicenda dolorosa del giovane Oskar Shell, della sua missione di ricerca, del suo rapporto con la misteriosa figura del muto inquilino della nonna. L’ha però deprivata di quasi tutti gli accenti più bizzarri e obliqui, delle sue acute stranezze, della sua serena e propositiva anticonvenzionalità.
Così, se l’Oskar del romanzo è solo "sospettato" di avere la Sindrome di Asperger, ma è in realtà solo un bambino non omologato, ironico, ferito e di rara intelligenza, nel film viene presentato come un malato rabbioso, la cui ostinata disperazione appare assai più evidente della sua curiosità e della sua simpatia.
Parallelamente (e coerentemente col disegno generale del film) ad essere sottolineati in maniera più sfacciata e monodimensionale rispetto a quanto avveniva nel romanzo sono anche i legami con l’11/9, riducendo così forse la portata più universale e filosofica di una storia che, in ogni caso, non perde del tutto la sua efficacia sul grande schermo.
È retorico, però, Molto forte, incredibilmente vicino.
Anche (e, a volte, soprattutto) quando ti porta vicino alla commozione. Le peculiari asperità i rilievi sarcastici e i ruvidi solchi esperienziali del romanzo di Safran Foer sono stati qui hollywoodianamente stuccati, ammorbiditi, omogeneizzati ad uso e consumo del vasto pubblico e della lacrima facile. (…)
Federico Gironi