9 febbraio 2016 IO, ARLECCHINO
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IO, ARLECCHINO
IO, ARLECCHINO
Un racconto delicato ma privo di guizzi, di sorprese e di quell’energia vitale che caratterizza da sempre il buffone goldoniano
Paolo, noto conduttore di un talk show televisivo pomeridiano, viene raggiunto a Roma da una telefonata che gli comunica che il padre Giovanni è stato ricoverato in ospedale. Costretto a tornare nel piccolo villaggio medievale di Cornello del Tasso, in provincia di Bergamo, Paolo scopre che il padre è gravemente ammalato. Giovanni, ex attore teatrale e famoso Arlecchino, manifesta il desiderio di voler spendere gli ultimi mesi della sua vita continuando a recitare con la piccola compagnia teatrale del paese, mettendo in scena spettacoli di Commedia dell'Arte. Il ritorno al paese, ed il contatto con il padre e il suo mondo, porteranno Paolo a ricucire un rapporto con le sue origini, a ridefinire la sua identità e a riscoprire il tesoro artistico rappresentato dal personaggio di Arlecchino, del quale si troverà a vestire i panni. Una favola moderna che racconta la storia di un padre e di un figlio, avvolta dalla magia del personaggio di Arlecchino e della tradizione della Commedia dell'Arte italiana che tutto il mondo ci riconosce.
DATA USCITA: 11 giugno 2015
GENERE: Commedia, Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Matteo Bini, Giorgio Pasotti
SCENEGGIATURA: Matteo Bini, Giorgio Pasotti
ATTORI: Giorgio Pasotti, Lavinia Longhi, Roberto Herlitzka, Valeria Bilello, Lunetta Savino, Gianni Ferreri
FOTOGRAFIA: Charlie Goodger
MONTAGGIO: Michele Chiappa
PRODUZIONE: Officina della Comunicazione - Raicinema
DISTRIBUZIONE: Microcinema
PAESE: Italia
DURATA: 90 Min
Paola Casella
Paolo, conduttore televisivo, riceve una telefonata a sorpresa: il padre Giovanni, attore di teatro, è stato ricoverato in ospedale. Paolo torna dunque nei luoghi natali, fra i monti bergamaschi, dove trova Giovanni in pessime condizioni di salute, ma animato da una gran voglia di riportare in palcoscenico il suo personaggio più riuscito: Arlecchino. Da quel momento dovrà scegliere fra passato e futuro, fra tradizione e modernità, cercando nel frattempo di fare luce su ciò che vuole (essere) veramente.
Giorgio Pasotti esordisce alla regia, insieme a Matteo Bini, con un film di cui è anche interprete, compiendo alcune sagge decisioni: la prima è quella di seguire una linea narrativa semplice, senza fronzoli e voli pindarici, con una regia pulita e funzionale. Altra scelta saggia è quella di circondarsi di attori di ottimo livello, a cominciare ad Roberto Herlitzka nei panni di Giovanni per proseguire con Lunetta Savino e Gianni Ferreri in quelli di una coppia di attori amatoriali. Peccato per la caratterizzazione estrema di Massimo Molea che sembra una caricatura di Mauro Di Francesco (tantopiù che il personaggio si chiama proprio Mauro).
Il personaggio di Arlecchino è da sempre un’ossessione per Pasotti e l’attore presta volentieri la sua fisicità atletica al personaggio, anche se contiene il suo desiderio di calarsi cinematograficamente nel costume a losanghe colorate, preferendo lasciare a Herlitzka il privilegio: ed è impossibile non pensare a Ferruccio Soleri vedendo la caratterizzazione di un attore che ha fatto di Arlecchino il proprio alter ego. Quel che manca a Io, Arlecchino è l’energia vitale e incontenibile che caratterizza da sempre il buffone goldoniano, e che qui lascia il posto ad un racconto delicato ma privo di guizzi e di sorprese. Anche la contrapposizione fra palcoscenico e set televisivo resta imbrigliata nel già detto e già visto. Più coraggio autoriale e maggiore agilità di racconto, più goldoniano senso dello spettacolo, avrebbero giovato maggiormente al risultato finale.