20 dicembre 2022 SINGING IN THE RAIN
METTI UNA SERA AL CINEMA 33
SINGING IN THE RAIN
CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA (1952) – regia di Stanley Donen e Gene Kelly
Genere Musicale - durata 103 minuti Restaurato in 4K nel 2022 da Warner Bros.
Singin’ in the Rain è nel suo insieme una forte, eloquente metafora di una condizione critica del cinema hollywoodiano. Insomma, trattando della grande crisi causata dall’avvento del sonoro, il film allude in realtà a un’atmosfera e a una problematica che si riferiscono invece a una crisi, di altra natura ma non meno preoccupante, che si sarebbe verificata vent’anni dopo. Una pellicola nostalgica, la rivisitazione di un passato forse non molto lontano nel tempo, ma situato ad anni-luce di distanza quanto a gusto, mentalità, moda, e naturalmente anche tecnologia.
La
satira esuberante di una Hollywood travolta dal sonoro, la torrenziale
celebrazione dello slancio amoroso, l'energia comica che incrocia e si risolve
nella perfetta stilizzazione coreografica. L'idea stessa del musical, nel
fuggevole apogeo della sua felicità. È davvero il film dei magici accordi: di
Stanley Donen e Gene Kelly, di una formidabile coppia di sceneggiatori come
Betty Comden e Adolph Green, di un produttore di straordinario talento come
Arthur Freed. La squadra che ha consegnato il musical americano all'eternità.
L’onirismo della grande tradizione del musical hollywoodiano era negli anni andato svanendo, mentre per forza di cose era invece rimasta la stilizzazione del canto e della danza. Il lavoro di Donen e Kelly, e specificamente Singin’ in the Rain, si situa in questo periodo di declino che però – bisogna notarlo – non è, o non è ancora, un momento di crisi. Anzi, proprio fra i Quaranta e i Cinquanta la MGM, casa-leader in ambito di musical, sfornerà una serie di pellicole forse non sempre eccelse ma comunque brillanti e gradevoli (talora addirittura sfarzose) che contribuiranno non poco a identificare il genere con la casa stessa. In effetti, i musical della Metro, poco importa il regista o la qualità dei singoli esiti, esibiscono tutti – senza distinzione – un look preciso e riconoscibile, una qualità patinata, coloratissima, smaltata, lucida e gaia quale nessuna altra produzione poteva vantare.
L’onirismo della grande tradizione del musical hollywoodiano era negli anni andato svanendo, mentre per forza di cose era invece rimasta la stilizzazione del canto e della danza. Il lavoro di Donen e Kelly, e specificamente Singin’ in the Rain, si situa in questo periodo di declino che però – bisogna notarlo – non è, o non è ancora, un momento di crisi. Anzi, proprio fra i Quaranta e i Cinquanta la MGM, casa-leader in ambito di musical, sfornerà una serie di pellicole forse non sempre eccelse ma comunque brillanti e gradevoli (talora addirittura sfarzose) che contribuiranno non poco a identificare il genere con la casa stessa. In effetti, i musical della Metro, poco importa il regista o la qualità dei singoli esiti, esibiscono tutti – senza distinzione – un look preciso e riconoscibile, una qualità patinata, coloratissima, smaltata, lucida e gaia quale nessuna altra produzione poteva vantare.
Singing in the rain,
il film cult, compie 70 anni e rimane ancora un
musical eccezionale, una meraviglia di intrattenimento e di espressione
artistica! Il cast si esibisce in coreografie, canzoni e gag comiche esilaranti
oltre che scene romantiche come voleva la tradizione di quegli anni. La trama è
semplice e accompagna una casa di produzione cinematofrafica e i suoi attori di
punta nel passaggio dal cinema muto a quello parlato. Per Don, Gene Kelly,
bello e talentuoso, non ci sono problemi. E neanche per il suo migliore amico
Cosmo, grande voce e grande talento nella danza. Il problema è per Lina Lamont,
attrice di grande bellezza ed eleganza, ma con una voce così stridula e
sgradevole che lo staff cerca di tenere nascosta anche ai fan. Da qui, una
serie di comiche decisioni da parte dei protagonisti per ovviare il problema e
l’invenzione tra le altre cose, anche del doppiaggio. Per quanto l’intero film
sia diventato iconico, la scena di Gene Kelly che canta e balla sotto la
pioggia dopo aver regalato il suo ombrello a dei passanti è entrata
nell’immaginario comune. Una scena non semplice da girare con i mezzi e gli
effetti speciali del 1952, infatti fu girata in studio di giorno e non di notte
come appare durante l’acquazzone, con l’utilizzo di un telone nero che coprisse
la luce naturale. All’acqua fu aggiunto anche del latte, motivo per cui la
pioggia è ben visibile e piuttosto pastosa. Una scena di ballo e canto
febbrile, in ogni senso, perché l’attore nel girarla aveva 39 di febbre, ma chi
si è accorto? E se Gene Kelly si è esibito in una performance colossale con 39
di febbre, Donald O’Connor, il simpaticissimo Cosmo, non si risparmiò nella
seconda iconica esibizione del film, Make’em laugh.
Qui, balla con una bambola di pezza, salta su divani in movimento, si schianta
sui muri, canta, ride e fa divertire il suo amico Don e anche noi.
Questo gli è costato però un breve ricovero in ospedale con ferite contusioni. Non da meno neanche Debbie Reynolds, che continuò a ballare con un piede dolorante e sanguinante senza prendersi pause durante Good Morning, l’allegra esibizione in cui l’attrice danza e canta insieme a Kelly e O’Connor.
Questo gli è costato però un breve ricovero in ospedale con ferite contusioni. Non da meno neanche Debbie Reynolds, che continuò a ballare con un piede dolorante e sanguinante senza prendersi pause durante Good Morning, l’allegra esibizione in cui l’attrice danza e canta insieme a Kelly e O’Connor.