30 aprile 2024 MANODOPERA
METTI UNA SERA AL CINEMA 34
MANODOPERA
MANODOPERA
INTERDIT AUX CHIENS ET AUX ITALIENS Regia di Alain Ughetto con Ariane Ascaride, Alain Ughetto, Stefano
Paganini, Diego Giulliani, Christophe Gatto Genere Animazione, - Francia Italia Belgio
Svizzera Portogallo 2022 durata 70 minuti.
Ughettera
alla fine dell'800. Lì vive la famiglia Ughetto che attraverserà, con la
propria condizione di contadini ed operai, la prima metà del '900. Vivranno le
guerre a cui gli uomini saranno chiamati e saranno costretti dalla povertà ad
andare a cercare il lavoro dove c'è, cioè all'estero, dove però si trova anche
la discriminazione per i 'macaroni'. Quella che con un tono altisonante
potrebbe definirsi la 'saga' degli Ughetto viene narrata con profonda dolcezza
e partecipazione da un discendente.
La
Borgata Ughettera non è un luogo immaginario. È una frazione di Giaveno a poca
distanza da Torino ed ai piedi del Monviso. È lì che Alain Ughetto, nato a
Lione, è tornato per iniziare a ricostruire le vicende che hanno visto come
protagonisti i suoi antenati. Non solo la nonna, con la quale intreccia un
dialogo ideale grazie alla calda voce di Ariane Ascaride, ma anche coloro che
l'hanno preceduta. Grazie all'utilizzo della stop motion e di pupazzi in
plastilina alti 23 centimetri ha raccontato con dolcezza, ma anche con
precisione storica, l'Italia di coloro che vennero definiti come gli ultimi. Di
quelli cioè di cui lo Stato si ricordava quando doveva mandarli a morire nelle
tante guerre che hanno costellato la prima metà del secolo scorso. Salvo poi
non offrire loro altro che la strada dell'emigrazione. Un'emigrazione che li
vedeva accogliere perché necessari e al contempo respingere con divieti come
quello che compare nel titolo che il padre spiega ai figli con una pietosa
bugia. Diventa allora indispensabile chiamare il luogo dove si vive 'Paradiso'
per conservare almeno la speranza che lo divenga un giorno. In un film dedicato
allo scrittore partigiano e piemontese Nuto Revelli tornano alla mente le
parole di un altro scrittore, lo svizzero Max Frisch che, nel momento di
massimo afflusso di emigrati italiani nella sua patria, pronunciò una frase
destinata a diventare un monito e un'occasione di profondo ripensamento:
"Cercavamo braccia. Arrivarono persone".