27 ottobre 2015 PITZA E DATTERI
STORICO RASSEGNE > METTI UNA SERA AL CINEMA 27
PITZA E DATTERI
PITZA E DATTERI
Favola multietnica ambientata in una Venezia lontana dagli stereotipi turistici, con una narrazione ricca di grazia e di tematiche scottanti
La pacifica comunità musulmana di Venezia è stata sfrattata dalla sua moschea da un'avvenente parrucchiera che la trasforma in un salone di bellezza. Viene chiamato in soccorso un giovane e inesperto Imam afghano per riprendersi il loro luogo di culto. Tutti i loro goffi tentativi falliscono comicamente, ma alla fine troveranno un luogo e un aiuto da chi non avrebbero mai pensato.
• GENERE: Commedia
• ANNO: 2015
• REGIA: Fariborz Kamkari
• SCENEGGIATURA: Antonio Leotti, Fariborz Kamkari
• ATTORI: Giuseppe Battiston, Maud Buquet, Mehdi Meskar, Hassani Shapi, Giovanni Martorana, Esther Elisha, Gaston Biwolè, Monica Zuccon, Hafida Kassoui
• FOTOGRAFIA: Gogò Bianchi
• MONTAGGIO: Mirco Garrone
• PRODUZIONE: Far Out Films in associazione con Adriana Chiesa Enterprises e Acek
• DISTRIBUZIONE: Bolero Film
• PAESE: Italia
• DURATA: 92 Min
Paola Casella
Una piccola comunità islamica con sede a Venezia deve fronteggiare una crisi imprevista: il suo luogo di culto è stato evacuato dalle forze dell'ordine e ha lasciato posto ad un hair stylist unisex, gestito da una mussulmana turco-francese progressista che tiene "collettivi femministi". In aiuto alla piccola comunità arriva un giovanissimo imam di origini afghane cresciuto in Italia: sarà lui a guidare il nucleo (anche "armato") composto, fra gli altri, da un veneziano abbandonato dal padre e inseguito dalle autorità e da un curdo "che non può tornare ma solo e sempre andare".
Dopo I fiori di Kirkuk, il regista e sceneggiatore iraniano di origine curda Fariborz Kamkari si cimenta con una favola multietnica ambientata in una Venezia lontana dagli stereotipi turistici, usando luci e colori per illuminare interni fatiscenti e fast food etnici, il negozio della parrucchiera come le calli della Serenissima. La colonna sonora, firmata dall'Orchestra di Piazza Vittorio, fa da ulteriore collante e la lingua italiana è un esperanto fra stranieri nel Bel Paese (compreso l'unico italiano). Il ritmo comico non è all'altezza di quello musicale, ma la narrazione è ricca di grazia e affronta tematiche scottanti, come il trattamento delle donne da parte degli integralisti islamici, in maniera ironica e gentile (ma mai condiscendente). Di ottima qualità la fotografia che vede la bellezza in ogni angolo senza diventare eccessivamente estetizzante.
Resteremmo comunque nell'ambito della commedia multietnica vagamente buonista se la parabola del veneziano Vendramin, convertito all'Islam e rinominato Mustafa, non rendesse le cose più interessanti e meno politically correct. Il suo smarrimento identitario, dovuto più alla "protesta contro il sistema capitalistico corrotto", le banche e le agenzie di riscossione che alla convinzione religiosa, è quello di un Paese che ha perso i propri punti di riferimento insieme alle proprie radici, ed esige "rispetto per tutti, senza umiliazioni". Il che, avverte Kamkari, rischia di condurre ad un epilogo "violento".