03 dicembre 2019 CONTA SU DI ME
METTI UNA SERA AL CINEMA 31
CONTA SU DI ME
CONTA SU DI ME
Regia di Marc Rothemund. Con Elyas M'Barek, Philip Schwarz, Nadine Wrietz, Uwe Preuss, Lisa Bitter. Titolo originale: Dieses
Bescheuerte Herz. Genere Commedia - Germania, 2017, durata 104 min
Un film didattico che si serve dell'entertainment per
mostrare (e dimostrare) l'enorme valore del 'volontariarsi'.
Lenny, il figlio trentenne di un
cardiochirurgo viene costretto dal padre, dopo l'ennesima trasgressione, ad
occuparsi di David, un adolescente affetto da una malattia che gli lascia poco
tempo da vivere. Non mancando di mezzi economici dovrà fargli stendere una
lista dei desideri ed esaudirli tutti. Alcuni potranno essere soddisfatti con
il denaro ma altri hanno bisogno di molto di più.
Il cinema dopo il successo di Quasi amici
ha riproposto in più occasioni storie di incontri 'impossibili' in cui uno dei
due soggetti soffriva di un problema fisico. Non si può affermare che siano
tutti riusciti e quelli che non lo sono stati spesso avevano un elemento a loro
sfavore: prendevano le mosse da una storia inventata.
In questa occasione invece la base
della narrazione è reale e il film ce ne mostra le prove. Certo ci sono
situazioni finalizzate al sorriso o alla tenerezza collocate al punto giusto ma
si sente che sotto e al di là di esse staziona la vita vissuta con tutte le sue
preoccupazioni. Questo elemento emerge non tanto dal rapporto tra i due
protagonisti che parte da un'iniziale reciproca diffidenza per poi sciogliersi
e trasformarsi in complicità quanto piuttosto dalla figura della madre di
David.
Questa donna che deve gestire da sola il progressivo avvicinarsi a una fine che sembra segnata sul calendario di un figlio così giovane è una persona comune che dedica tutte le sue facoltà al figlio mentre cerca conforto in un fedele che frequenta la sua stessa comunità religiosa. Il sapere che il ragazzo è affidato alle cure di un trentenne che di affidabile sembra avere solo la propensione per la bella vita non può rassicurarla. Ecco allora la richiesta di foto frequenti che dimostrino che il figlio sta bene.
Questa donna che deve gestire da sola il progressivo avvicinarsi a una fine che sembra segnata sul calendario di un figlio così giovane è una persona comune che dedica tutte le sue facoltà al figlio mentre cerca conforto in un fedele che frequenta la sua stessa comunità religiosa. Il sapere che il ragazzo è affidato alle cure di un trentenne che di affidabile sembra avere solo la propensione per la bella vita non può rassicurarla. Ecco allora la richiesta di foto frequenti che dimostrino che il figlio sta bene.
Il titolo originale di Conta
su di me è
“Questo stupido cuore”: al centro di tutto c’è infatti proprio lui, quel muscolo
da cui dipende la nostra vita e che nel caso del quindicenne David non ha mai
funzionato a dovere, fin dalla nascita, causandogli un’infinità di problemi
fisici collaterali e un’aspettativa di vita limitata, tanto che è considerato e
sa di essere un malato terminale. Ed è lo stesso cuore che influenza i suoi
rapporti umani ed affettivi col resto del mondo, quello sano. A parte questo,
David è un ragazzo così bello, spiritoso e intelligente che sembra impossibile
abbia vissuto sempre con l’unica compagnia dei giovani malati della scuola
ospedaliera e della madre.
Dal momento che quella che si
racconta nel film - pur con gli inevitabili abbellimenti della finzione - è
una storia vera, viene da pensare a quanti altri si trovino nelle sue
condizioni senza mai avere la fortuna di trovare un amico fuori, qualcuno che
li aiuti a realizzare i loro normalissimi desideri. In questo senso Conta
su di me è un film sulla malattia inguaribile vista attraverso gli
occhi dei fortunati che per lo più la ignorano o addirittura la ostacolano,
come il rozzo inquilino che blocca con un secchio la porta dell’ascensore
quando il ragazzo deve salire. Il mondo è, nella stragrande maggioranza,
indifferente al dolore degli altri e solo il contatto diretto con chi soffre
può cambiare il punto di vista di chi ne è immune, fino a trasformare la sua
percezione del mondo.
E’ così che nel film il fatuo e
indolente Lenny, che pensa solo alle ragazze e passa le notti a stordirsi in
discoteca e rincasa ubriaco al punto da parcheggiare la sua lussuosa macchina
in piscina, viene “condannato” dal padre, un cardiochirurgo pediatrico
stakanovista, a fare compagnia a un suo giovane paziente e ad esaurire i suoi
desideri. Privo di fondi e buttato fuori di casa, Lenny ci prova, guidato dal
proprio interesse, pensando di cavarsela con qualche regalo e senza impegnarsi
più di tanto. Quello che non ha messo in conto è l’ostinazione di David, che
intuisce in lui un fratello maggiore più fortunato e problematico e risveglia
in lui la sopita propensione all’altruismo. La loro amicizia e il tempo che
trascorrono insieme per cancellare le voci sulla bucket list di David, dà a
quest'ultimo fiducia e speranza e fa uscire entrambi dalla loro prolungata
infanzia.
Come film, Conta su di me rispetta
il canone di quello che suo malgrado è diventato un genere, alternando momenti
drammatici a scene divertenti e toccanti. Il suo merito principale sta nel non
scivolare mai nel pietismo, in una confezione della storia fluida e convincente
e nell’interpretazione di due attori belli, bravi e affiatati come Elyas
M’Barek (che
avevamo già apprezzato nei due Fuck you, Prof! e in Benvenuti
in Germania) e il quasi debuttante Philip Noah Schwarz. Se vi
sembrano troppo perfetti e attraenti, niente paura: il regista Mark
Rothemund ha
lasciato per i titoli di coda una sequenza in cui vediamo i due veri
protagonisti della storia e scopriamo un lieto fine (provvisorio) che non
immaginavamo.
Del resto, è già da un po’ che dalla
Germania ci arrivano delle commedie interessanti e non banali sui rapporti
umani, in questo caso declinati con sincerità ad altezza di adolescente e
rivolti a un pubblico in grado di comprenderlo e apprezzarlo: non è un caso
se Conta su di me ha vinto al festival di Giffoni il premio
Generation + 13.